giovedì 30 luglio 2015

esodo estivo

Come spesso succede, del discorso che si era scrupolosamente preparato per quando sarebbe arrivato il momento non si ricordava quasi nulla, se non pochi pezzi slegati ed incoerenti. L'unica cosa che gli veniva da dire era un banalissimo, anche se pienamente giustificato:
- Cazzo, quanti siete...
Impossibile contarli, anche perché quelli visibili erano un'infima minoranza. Se fosse stato un po' più in confidenza con la matematica avrebbe potuto usare qualche equazione complessa, ma in tal caso forse il suo mestiere sarebbe stato lo scienziato e non il custode - capo-custode, per la precisione - di Noland: l'ultimo zoo (o bioparco, o chiamatelo come vi pare) rimasto sul pianeta. E per il quale era ormai giunto il momento di chiudere i battenti.

In un periodo di tempo indefinito e indefinibile, a Noland - località di cui pochi peraltro conoscevano l'esistenza - erano stati portati esemplari di animali provenienti da tutti i parchi zoologici del mondo. In qualche caso ciò avveniva prima della loro chiusura, ma il tutto poteva anche essere indipendente: lo stesso capo custode aveva un'idea molto vaga di quanti fossero effettivamente, soprattutto nell'ultimo periodo, in cui il traffico era avvenuto a tutte le ore del giorno e della notte.

Eccoli qui, enormi e microscopici, trasparenti e cangianti, geniali e ottusi: tutti in attesa di sentire dal fedele custode di Noland quale sarebbe stata la loro sorte.

Ma l'uomo sembrava restio non solo a pronunciare il fatidico discorso, ma addirittura a rivelare alcunché. Come nelle discussioni in cui ci si accorge che qualsiasi parola suonerebbe sbagliata, si strinse nelle spalle; si incamminò poi dalla parte opposta a quella dove erano radunati gli animali.
I più intelligenti fra loro capirono che dovevano seguirlo e gli altri si accodarono, in ossequio alle leggi di natura - ammesso che queste ultime avessero ancora un senso.
Dopo un tempo variabile a seconda delle attitudini di ciascuno, gli animali giunsero finalmente alla mèta.
Una barca.
Il cielo non prometteva nulla di buono.