venerdì 24 ottobre 2014

il cantautore



Alla fine del concerto, si creò la solita, piccola fila di persone che si intrattenevano col cantautore.
Era un rituale a cui generalmente partecipavo anch'io, illudendomi - come tutti gli altri - di avere qualcosa di più intelligente da dire rispetto a tutti gli altri.
Ci stava dando le spalle e sembrava che fosse contrariato dal pianoforte che aveva appena smesso di suonare. Io non avevo le necessarie competenze musicali per accorgermi se, per caso, la qualità dello strumento non fosse buona, o se il cantautore non avesse addirittura sbagliato qualche nota. Ma le espressioni beate degli altri fan non sembravano avallare queste ipotesi, o almeno non la seconda.
Non che il cantautore sembrasse interessato alle espressioni di chicchessia. Agitava le mani in aria quasi a mimare gli accordi, come fanno i tennisti che roteano la racchetta dopo il colpo appena sbagliato. Gli occhi grigi e il profilo affilato del naso gli conferivano un taglio così severo che il chiacchericcio di fondo piano piano si trasformò in sguardi perplessi, spegnendosi del tutto quando decise lui di parlare per primo:
- Che cazzo di pianoforte...
Personalmente, posso dire che in quel momento a colpirmi non fu tanto la parolaccia, né la voce stridula e molto diversa da quella che aveva utilizzato per tutta la durata dello show. Ciò che non riuscivo a capire era a chi stesse rivolgendo quel lapidario giudizio. Sul palco non c'era ancora quell'affollamento che precede la movimentazione degli strumenti e il personale del teatro stava approfittando proprio di quei momenti per una pausa.
Si sarebbe potuto pensare che fosse a beneficio nostro, quasi a scusarsi di una performance che peraltro nessuno sembrava aver trovato meno che impeccabile. Ma fu evidente che non era così quando il cantautore proseguì nei suoi pensieri ad alta voce:
- Al club Tenco di quindici anni fa. Lì sì, c'era un bel pianoforte.
Naturalmente qualcuno si inserì affermando di ricordare perfettamente quell'esibizione; e qualcun altro rilanciò con un concerto ancora precedente. Seguirono altri ancora; e anche chi lodava il concerto appena finito, in realtà era come se parlasse di una carriera più che dell'ora e mezza appena trascorsa. Lui aveva uno sguardo e una parola per tutti, se non fosse che quelle parole erano in realtà destinate a sé stesso, al ricordo di ciò che era stato e nel quale sembrava stare come un colpevole contento della propria cella.
Mi allontanai in silenzio, consapevole che non avrei potuto aggiungere niente a quello scambio di cortesie. Raggiunsi gli amici che mi stavano aspettando davanti a una birra e ai loro sguardi interrogativi dissi semplicemente che non mi ero preparato la domanda giusta per il cantautore.

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